Riflessione...

QUANTO TEMPO DIAMO AI NOSTRI BAMBINI PER…….?
(II "tempo")

Il tempo che dedichiamo alle cose ci dice il valore che gli attribuiamo!

Per il secondo anno abbiamo pensato, come team docente, di dare alla dimensione del "tempo" una connotazione fortemente significativa. L'idea di base è che il concetto del "dare tempo al tempo" non diventi più un contenuto ma si trasformi nel nostro modello educativo.
Cogliere e valorizzare il momento significa in primo luogo fermarsi, soffermarsi e rimanere in ascolto di se stessi e degli altri. La finalità di tutto il lavoro è quella di offrire occasioni e strumenti per acquisire la consapevolezza di sé e dell'altro come "persona".
Le nostre riflessioni nascono da una lettura della realtà in cui ci troviamo ad operare; stiamo registrando una fase generazionale in cui l'autonomia del bambino viene compromessa dall'adulto a favore di un accudimento eccessivo che rassicura il genitore ma che impedisce al bambino di crescere. Contemporaneamente e, in contrapposizione, si ha l'impressione di occuparsi di bambini che non hanno limiti e confini, che hanno perso la prospettiva asimmetrica che caratterizza il rapporto adulto/bambino in cui è l'adulto a prendersi la responsabilità educativa. Il ruolo genitoriale di guida e sostegno, è fondamentale perché il bambino non si disorienti con richieste, compiti e scelte che non "appartengono" alla sua età.
Un percorso che ci sembra percorribile per acquisire gli strumenti dello "STARE CONSAPEVOLMENTE" è quello di riappropriarci tutti, adulti e bambini di "tempi distesi"! un tempo disteso per pensare, perché si possano riconoscere le proprie idee; un tempo disteso per porsi interrogativi; un tempo disteso per elaborare domande; un tempo disteso per esplorare percorsi possibili e ricercare nuove risposte.
Creare le condizioni per ascoltarsi usando tutti i nostri sensi, per cogliere significati, atteggiamenti, comportamenti, intrecciare relazioni, silenzi, simboli, fermare l'attenzioni su di sé, sulle proprie emozioni, sul piacere della scoperta dell'altro e del mondo che ci circonda.
Uno sguardo verso l'interno è un passaggio obbligato per chiunque vada alla ricerca della propria identità.
Creare spazi e occasioni in cui il bambino sperimenti la propria autonomia attraverso il prendersi cura di sé, delle proprie cose per arrivare ad acquisire la capacità di assumersi piccole responsabilità rispetto a quello che sta maturando nel senso di CONOSCENZE-ABILITA'-COMPETENZE.
Quindi lasciare il tempo per mettersi in gioco e alla prova per vivere occasioni di esplorazioni, di ricerca e di comprensione.
La prima scoperta che il bambino fa a scuola è quella dell'altro e quindi è necessario recuperare un tempo dell'attesa dell'altro.
Se non si "lascia" il tempo, si corre il rischio di limitare le esperienze al momento in cui vengono vissute senza che si arrivi ad un tempo per il confronto e per la riflessione su ciò che si sta facendo.
Così si rischia di bruciare le esperienze che vengono vissute che non vengono approfondite perché magari difficoltose e frustranti, e alla fine si affrontano le nuove opportunità in modo consumistico e superficiale. Così non si diventa mai protagonisti del proprio crescere.
Il "qui e ora" non aiuta a consapevolizzare il concetto di DURATA, ad accettare di poter rimandare il soddisfacimento di un desiderio; non approfondire le esperienze con le sue difficoltà, porta a svuotare di motivazione la RICERCA DI SENSO.
Le proposte di attività sul tempo partono dall'esperienza personale e dai vissuti dei bambini anche perché il tempo è una categoria astratta e diventa misurabile quando si può verificare concretamente il suo passaggio.
La maturazione del concetto di tempo è una costruzione mentale progressiva, noi siamo condizionati dal tempo, è necessario adattarsi a cicli esterni (giorno/notte, caldo/freddo….)
Dare risposte educative all'interno delle relazione tra tempi e ritmi dell'educare significa spesso lasciare tempo e spazio alle soggettività di esprimersi, di differenziarsi e di rendersi autonome.
Occorre ripensare la quotidianità del vivere; la riflessione ha bisogno di tempo, tempo per pensare in profondità, per fare confronti di idee, individuare problemi, stabilire connessioni, creare ipotesi e ricercare soluzioni.
Il concetto di tempo legato all'esperienza vissuta non è che il punto di partenza per arrivare alla consapevolezza temporale, dal vissuto al tempo storico, tempo cronologico, tempo/misura, tempo soggettivo, tempo dei cicli, dei ritmi, delle congiunture, dei cambiamenti, delle permanenze, degli eventi, delle strutture, delle trasformazioni economiche e sociali, delle mentalità e del costume, della cultura e della tradizione.
Questo è solo il primo passo in quanto il tempo non è solo "oggetto" ma diventa contenitore e contenuto; siamo dentro il tempo ma gli diamo significati riempendolo di noi, del nostro vissuto, della nostra quotidianità e delle nostre aspettative.
C'è un ulteriore livello da considerare che è quello della percezione del tempo: passato, presente e futuro, una consapevolezza maggiore la si raggiunge quando si padroneggia il tempo: (durata, rappresentazione del passato, ipotesi future)
Le prime esperienze di tempo sono legate ad una dimensione affettiva ed emozionale e a questo contribuiscono:

- esperienze vissute e/o osservata dei mutamenti
- il confronto tra le nostre esperienze con quelle degli altri
- la memoria, il rievocare con ordine
- dare le parole al tempo

Tutto il tempo così delineato è da esplorare "nel corso del tempo" e ci da la percezione immediata di innumerevoli sperimentazioni alle quali, per il momento, non è fondamentale dare un nome ma che mette le basi per concettualizzazioni future; aprirsi al mondo delle possibilità, del pensiero che ricerca percorsi originali, dell'ascoltare nel profondo.

 

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